Tra visioni e semplicità: la seconda giornata del Festival

Stairway to the sky  Teatrino Giullare apre la seconda giornata del Festival con Canti del guardare lontano, al Teatro San Girolamo. Il testo di Scabia è l’onirico racconto del viaggio di un cavallo e di un cavaliere, tra galassie neonate, oltre il confine del tempo. Gli attori si muovono su una scenografia polifunzionale, che è, di volta in volta, tetto di una casa e china di monte. Sprazzi di visioni e di poesia, per un allestimento che affronta il tema della ricerca del senso in chiave immaginifica.
LA RADIO E IL FILO SPINATO_roberto abbiati foto lucia balldiniMolto più essenziale la scena di Abbiati, al Complesso del San Micheletto, per lo spettacolo La radio e il filo spinato. Tra oggetti significanti e mutevoli, la vicenda di Padre Massimiliano Kolbe viene narrata, come dichiarano gli attori stessi, innanzitutto attraverso le scenografie e le testimonianze di chi l’ha conosciuto. Senza che appaia mai in scena, la figura del prete cattolico, al tempo stesso vigorosa e delicata, si delinea in modo scarno e intenso, fino alla sua morte nel campo di concentramento di Auschwitz, dove la sua passione per la radio e il suo sacrificio scavalcano una volta per tutte il filo spinato della banalità del male.
All’aperto, nella suggestiva cornice del cortile del San Micheletto, SECONDO ORFEA_Margherita Antonellisi conclude la serata con lo spettacolo Secondo Orfea, di e con Margherita Antonelli. Sul palcoscenico solo un tavolo, un cesto di vimini e qualche lenzuolo bianco per raccontare, con le parole semplici di una popolana vicina di casa e balia di Gesù, la vicenda del Cristo. Il monologo, comico e vivace, ha lo sguardo quotidiano e ironico degli umili, e si scioglie, nel doloroso culmine della Passione di Cristo, in una delicatissima materna commozione.