Judith e l’Angelo il 13 maggio a Centrale Preneste Teatro

appuntamento con la danza contemporanea per I Teatri del Sacro con il bellissimo JUDITH E L’ANGELO, una coreografia firmata da Julie Ann Anzillotti in scena a Centrale Preneste Teatro il 13 maggio alle ore 21.

“La leggenda di Giuliano” venerdì 11 maggio nella Sala Cantieri Scalzi di Roma

Racconto teatrale con musica dal vivo da La leggenda di S. Giuliano Ospitaliere
di Gustave Flaubert
11 MAGGIO 2012, ore 21.00
SALA CANTIERI SCALZI (via Pistoia 1B – Roma)
ingresso libero, fino ad esaurimento dei posti disponibili
info e prenotazioni: mail segreteria@thiasos.it, tel. 388.1726565

scritto, diretto e narrato da Sista Bramini
musica vocale e strumentale interpretata da Camilla Dell’Agnola e Carla Taglietti
regia musicale di Camilla Dell’Agnola
costumi di Fiamma Benvignati
O Thiasos TeatroNatura

foto Francesco Carbone

La leggenda di Giuliano è una elaborazione in forma di racconto teatrale ispirata a La leggenda di S. Giuliano ospitaliere di Gustave Flaubert.
Narra l’anomala conversione di coscienza di Giuliano, cacciatore abilissimo ed efferato, che finisce per assassinare inconsapevolmente i suoi genitori, come un miracoloso cervo da lui trafitto gli aveva predetto.
Un cammino di solitudine e di espiazione estrema lo conducono ad una essenzialità del cuore, nella quale fiorisce un modo inedito di percepire la realtà, dentro e intorno a lui: il senso del vivente. È la percezione di qualcosa di vulnerabile e ripugnante – perché esposto alla morte – dalla cui accogliente compassione Giuliano riceverà il perdono, la coscienza trasformata e una gioia immensa.
Apparentemente estrema, la vicenda di Giuliano è quella di tutti noi, sempre più lontani dal contatto diretto con la natura e gli altri esseri viventi. Ci crediamo più potenti grazie ai ‘prodigi’ della tecnologia, ma siamo sempre meno vitali e sempre più schiavi del consumismo, esiliati dall’arte del vivere.
Il racconto travolgente è accompagnato dalla musica dal vivo e dal canto. Se gli strumenti, a corda e a fiato, evocano sonorità medievali nelle quali è ambientata la fabula, e il canto suggerisce e accompagna le tappe dell’educazione sentimentale di Giuliano e della sua metamorfosi spirituale, sono le percussioni, nella sensibilità dei timbri e dei ritmi, a suscitare profonda empatia rispetto a ciò che è vivo e palpita in noi e intorno a noi.

lo spettacolo si replica anche sabato 12 maggio alle ore 21.00
con ingresso riservato ai soci della Sala

mercoledì 18 aprile al Teatro Biblioteca Quarticciolo il teatro e natura di Lorenza Zambon


L’esperienza dell’incontro con “la natura” può portarci, (sì, proprio noi, adesso) ad un’esperienza del “sacro”?
Di che “sacro” stiamo parlando?
Ci sono luoghi che sono come porte. Quali sono questi luoghi per noi, persone in scena? E per voi?
Noi siamo la specie più importante dell’universo?
Cosa hanno a che fare sacro e selvatico?
Hanno pratiche comuni? Ascoltare, comunicare oltre ai confini fra le specie, ringraziare? Esultare?
Dov’è il giardino? E il giardiniere?
Il tempo è breve. Ci permettete di farvi un regalo?

Radice del progetto è l’incontro fra Lorenza Zambon (attrice-giardiniera che esplora da tempo la relazione fra teatro e natura) e un gruppo di giovani artiste aggregatosi all’interno del laboratorio “Coltivando il nostro giardino”, Roma gennaio –aprile 2010; esperienza forte tanto da produrre un gruppo che intende proseguire nella ricerca di un teatro “fuori dai teatri”, in senso fisico ma soprattutto poetico ed etico, volto a propiziare la comprensione, non solo razionale, di punti di fuoco su cui si possa basare un nuovo e più responsabile pensiero/sentimento della natura, senza temere di spingersi verso la ricerca spirituale che il contatto profondo con “la natura” implica inevitabilmente.

Il testo: drammaturgia originale di Lorenza Zambon basata su un lavoro di ricerca comune che ha preso le mosse dall’ esperienza personale delle artiste coinvolte, si è sviluppato sperimentando l’andare in natura, il fare anima di paesaggio, il coltivare i luoghi e, soprattutto, condividendo la pratica meditativa del giardinaggio; si è poi rafforzato e strutturato grazie alle suggestioni , ai riscontri e ai confronti con le opere di autori che hanno indagato la relazione con la natura in ambiti molto diversi quali Gary Snyder, Raimon Panikkar, Fritjof Capra, Pia Pera, Giuseppe Barbera, Ernesto e Adriana Giorgetti, Matteo Meschiari.
La creazione de “Il giardino sacro” si avvale inoltre della preziosa collaborazione di Carlo Actis Dato, grande e appassionato musicista, compositore ed esecutore dal vivo delle musiche.

La forma: questo è un teatro in cui interpreti e pubblico si guardano negli occhi.
“Il giardino sacro” non prevede una scenografia ma piuttosto un’installazione vegetale vivente: un orto-giardino temporaneo realizzato con supporti ottenuti con materiali poveri e di riciclo (cassette di plastica da vendemmia o da raccolta di olive, bottiglie, ecc.); uno spazio amichevole e conviviale in cui attrici e pubblico possono condividere con semplicità e divertimento un’esperienza comune e contemporaneamente un piccolo paradigma replicabile di orto metropolitano “del terzo millennio” trasportabile e realizzabile ovunque.

Domenica Giovanni Scifoni a Tor Bella Monaca

Guai a voi ricchi –papà era cattocomunista

di e con Giovanni Scifoni

Premio “i Teatri del Sacro” 2011 Premio “Golden Graal” 2011

Domenica 15 aprile ore 17 – Teatro Tor Bella Monaca

Ridotto 2 euro per giovani fino 30 anni, Intero 5 euroBotteghino: 062010579

DALLA STAMPA:
Il Sole 24 ore Renato Palazzi
“Sorprendente. Scifoni inventa un estroso racconto satirico sul cattocomunismo, i preti operai, la chiesa militante in America Latina (…) evoca un epoca, un buffo album di famiglia. Ha il coraggio della battuta irriverente, ma quando arriva a ricordare Romero o Camilo Torres, passa a toni più commossi e dimostra un autentico talento nel far coesistere senza scosse questi due livelli”
L’Unità Rossella Battisti
“Un testo ironico e denso, una partitura avvincente, e nonostante si concentri su tematiche dello spirito (il significato e l’attualità della parola di Dio) riesce a fare cassa di risonanza per domande e riflessioni che ci riguardano tutti, e da vicino. (…) Passaggi emozionanti, come la storia di Padre Esteban, che spiega come fu che diventò cieco. È bravo Scifoni, coinvolgente, non chiude la parabola ma la lascia aperta. Si esce con un sorriso e qualche domanda in più nella mente”
L’Avvenire Domenico Rigotti
“Il vero colpo di frusta arriva da Guai a Voi ricchi. Un monologo che trafigge la coscienza. Un racconto di crisi umane, paradossali, che costringono a laceranti, scandalose domande. (…) Con foga giovanile, scatti ribelli,grande capacità comunicativa ed energia mai al risparmio, Scifoni aggancia dal primo istante il pubblico ed è forse la punta di diamante di questa seconda riuscita edizione dei Teatri del Sacro”
DALLE NOTE DI REGIA:
“Guai? perché guai?… cioè, ve capitasse quarcosa de brutto? N’è mica giusto, scusa…”“Er comunista dice che se c’ho ’n motorino lo devo prestà a tutti, cani e porci, invece Gesù dice che… vabbè, che ne so’, su Gesù n’amo studiato gnente”
Il pubblico entra in sala accompagnato da un caotico montaggio di voci registrate, opinioni sconnesse, sono interviste di ragazzi fuori dalle scuole alla periferia di Roma, poi d’improvviso tuona il rock progressive della “Messa-Beat”, il Narratore comincia lo spettacolo e ci porta negli anni 60, quando il dibattito era vivo e cruciale, i giovani cattolici non parlavano d’altro, nelle salette parrocchiali si leggeva il capitale di Marx, si parlava di “peccato sociale”, c’erano i preti operai, le chiese occupate per protestare contro il Vietnam. Poi ci porta più lontano, in Colombia, con i preti guerriglieri e la teologia della liberazione, i canti di protesta di Victor Jara, sui muri di San Salvador i fascisti scrivevano “Sii patriottico, uccidi un prete”. Poi ci porta ancora più lontano, da S. Agostino, S. Giovanni Crisostomo e le omelie contro l’avarizia. Il narratore intreccia le storie con l’ironia, lo sberleffo e il paradosso. Ogni racconto provoca domande e tormenta la coscienza: i sacerdoti salvadoregni massacrati dagli squadroni della morte perché sospettati di comunismo, cosa sono diventati, martiri politici o martiri cristiani? Il narratore tortura il pubblico e se stesso con le domande che da 2000 anni l’uomo ostinatamente riformula: che vuol dire costruire il regno di Dio? Come ci dobbiamo organizzare? E Lui non poteva spiegarsi un po’ meglio? Che ne facciamo dei “cattivi”? La ricchezza è un delitto? Perdonare significa permettere che il male resti impunito? Chi perdona è un vile? È un pigro? Cristo è venuto per liberarmi dal mio peccato. Dal mio. E da quello degli altri?

GUAI A VOI RICCHI_Giovanni Scifoni

Week-end al teatro di Tor Bella Monaca

Week end fitto di appuntamenti con gli spettacoli della rassegna romana: sabato 14 aprile, ore 21, al teatro Tor Bella Monaca va in scena LAUDES, della compagnia MetisTeatro. A partire dalle laude umbre, 20 attori non professionisti ripercorrono in un’opera corale gli episodi più famosi della storia di Cristo, dalla nascita alla fuga da Erode, dal perdono dato a Maria Maddalena, alla resurrezione di Lazzaro. Altro stile ma stesso entusiasmo per il monologo di domenica 15 aprile, sempre a Tor Bella Monaca ma alle ore 17: GUAI A VOI RICCHI, PAPA’ ERA CATTOCOMUNISTA. L’autore e attore, Giovanni Scifoni, trascina il pubblico con l’incalzante susseguirsi di storie che, a partire da ricordi d’infanzia e di vita familiare, si estendono fino a focalizzare questioni, correnti di pensiero, personaggi e situazioni legate particolarmente agli anni ’60 e ’70, ma ancora estremamente attuali nei loro effetti e nelle loro conseguenze sul presente.

Domenica a Tor Bella Monaca appuntamento con la magia del teatro

Appuntamento con la magia del teatro per il terzo spettacolo della rassegna romana de I Teatri del Sacro. Dopo aver incantato il pubblico in tutta Italia, arriva nella Capitale domenica 1 aprile alle ore 17 al Teatro Tor Bella Monaca IL PONTE DI PIETRE E LA PELLE DI IMMAGINI, scritto dal drammaturgo canadese Daniel Danis e interpretato da Laura Nardi e Lino Musella, per la regia di Amandio Pinhero.

una scena dello spettacolo

LO SPETTACOLO: In un delicato e incantevole gioco scenico di trasformazioni e magie teatrali lo spettacolo è la messa in scena ell’immaginazione e della fantasia di due bambini, Mung e Momo, venduti inconsapevolmente dai genitori a trafficanti di schiavi per salvarli dalla guerra. Tra i due nasce un’amicizia che diventa protezione e nuova famiglia, un sostenersi incondizionato tra le umiliazioni e la violenza che permette ai protagonisti non solo di sopravvivere, ma di sognare e creare un mondo senza guerre. Lo spettacolo, grazie alla bravura degli interpreti e alla regia, cattura il pubblico in un gioco continuo, ingegnoso e significante, dove, tra oggetti che si animano e infinite suggestioni, il sogno prevale sulla realtà. LO SPETTACOLO E’ ADATTO A RAGAZZI DAI SETTE ANNI IN SU

biglietti: intero 5€, ridotto 2€, gli under 30 hanno diritto al ridotto.

info e prenotazioni: federgat@federgat.it – tel 3498734578

IL PONTE DI PIETRE E LA PELLE DI IMMAGINI_Laura Nardi e Lino Musella

I TEATRI DEL SACRO A MILANO: nuove date

Nuove date per la rassegna milanese I TEATRI DEL SACRO – EPIFANIE URBANE

A Milano I Teatri del Sacro si svolgerà in due momenti: un primo appuntamento dal  27 marzo al 4 aprile con 3 spettacoli e poi dal 18 al 30 maggio, a precedere il VII Incontro Mondiale delle Famiglie, saranno allestiti altri 5 spettacoli. Gli spazi coinvolti nella rassegna sono: CRT, Teatro Arsenale, Teatro Rosetum,Teatro PIME e Teatro San Paolo e poi il nuovo spazio di Campo Teatrale, un segno di creatività e di progettualità artistica e culturale nell’area decentrata di zona 3 che verrà inaugurato proprio con la rassegna I Teatri del Sacro. Il progetto è ideato e organizzato dalla Federgat con il sostegno del Comune di Milano e dell’Acec

PRIMA PARTE 27 MARZO/4 APRILE

27 e 28 marzo, ore21 – Campo Teatrale

Casavuota- L’abbandono alla divina provvidenza

di e con Alessandro Berti

Lo spettacolo trae spunto da un trattato sull’esperienza spirituale intesa come distacco fiducioso dalla propria autoreferenzialità per aprirsi totalmente alla contemplazione dell’attimo, del momento presente, cogliendo nella povertà di sé la pienezza di Dio. Una kenosis progressiva che l’attore, sedutoin poco spazio con pochi spettatori, come per una predica domestica, rende viva lasciando che lentamente il corpo si conformi al suono delle parole, nel compimento della semplice azione di pelare un cesto di mele, di cui alla fine saranno conservate le bucce, quel resto inutile che tuttavia custodisce l’essenza. Tutto compiuto esibendo gli scarni elementi della messa in scena (un mixer, qualche oggetto, una tonaca), quasi a voler mostrare che l’abbandono al momento presente non è solo prerogativa dell’esercizio mistico, ma anche del lavoro d’attore, del suo donarsi totale all’azione che compie ogni volta per lo spettatore, qui ed ora.

29 e 30 marzo, ore21 – Teatro Arsenale

Teatro Alkaest – La giornata di una sognatrice

di Copi, regia di Giovan Battista Storti, con Paola Galli, Matteo Melzi, Lorena Nocera,Marco Pepe, Fabrizio Rocchi

Tratto da un lavoro giovanile di Copì: qui le suggestioni del sacro vibrano intensamente sui confini disarticolati di una meditazione onirica sulla morte, facendo del teatro un non luogo dove le immagini e i sentimenti di una vita si rincorrono e si sovrappongono veloci,quasi a dilatare all’infinito l’ultimo respiro, il passaggio dall’una all’altra sponda. Un caleidoscopio di visioni contrastanti, di associazioni grottesche estruggenti, comiche e dolorose, su cui però, alla fine, quasi a placare lalotta delle emozioni, si irradia il senso di un’intensa compassione, di quella umana pietà che nel punto estremo della morte, nel gesto rituale della sepoltura, non cessa di invocare la possibilità della rinascita.

2 e 3 aprile, ore21 – Teatro Rosetum; 4 aprile, ore 21 – Teatro San Paolo

Ubi Minor – Lazzaro, vieni dentro!

drammaturgia di Giampiero Pizzol, con Carlo Pastori, Marta Martinelli, regia di Carlo Rossi

In Lazzaro, vieni dentro! il mistero della resurrezione si fa mistero comico:a seguito del miracolo, il protagonista si ritrova infatti alle prese con una claustrofobia post-traumatica che, nonostante le insistenze di Marta, gli impedisce di entrare in qualsiasi luogo chiuso, compresa la propria casa. Una metafora di esilarante comicità che tuttavia, nelle pieghe del riso, lascia affiorare il risvolto umano di una salvezza che porta sempre con sé l’angoscia della morte, il peso della testimonianza, la fatica di ritrovare il senso della vita.

SECONDA PARTE 18/30MAGGIO

18maggio, ore 20.30 – Chiesa di San Carlo al Corso

Fondazione Casa della Carità- Primo Omaggio a David Maria Turoldo, I giorni del rischio

a cura del gruppo musicale Nuovi Trovadori, direzione di Ciro Menale

Nel corso del 2011sono state musicate otto poesie di Turoldo a cura del nascente gruppo Nuovi trovadori, formato da tre musicisti rom provenienti dalla Banda del Villaggio Solidale, tre italiani edue di altre nazionalità (Cuba e India), a cui si è aggiunto un quartettod’archi, costituito da uno studente e dagli insegnanti dei corsi riservati agliadolescenti rom del Conservatorio di Milano. La poesia di Turoldo è stata dunque l’occasione per un incontro creativo fra diverse culture, alla ricerca di una sintesi musicale che ha restituito il testo poetico sotto forma dicanzone.

Dal punto di vista sociale l’esperienza è pensare ad un futuro che non “include” ma, passo dopopasso, diventi plurale partendo da una condivisione, in questo caso la poesiadi Turoldo: versi semplici e fragili, ma di “robusta credenza” di chi si facarico e spera, convinto che la parola del Vangelo sia sostanza che produce utopia.

19 e 20 maggio, ore 21.00 – Campo Teatrale

Tib Teatro – Io ti prendo per mano

con Piera Ardessi, Paola Compostella, drammaturgia e regia di Daniela Nicosia

Sul limite che precede il morire si colloca Io ti prendo per mano (Tib Teatro),aprendo le porte di un dialogo liberatorio tra una madre, malata terminale, e sua figlia: un confronto che la reciproca incomprensione aveva precluso per un’intera vita. La stanza d’ospedale si trasforma cosi in uno spazio rituale di veglia, dove i gesti ripetitivi della cura (lavare, pulire, alzare, coricare) diventano piano piano linguaggio del corpo, comunicazione profonda da cui possono finalmente emergere parole di verità per troppo tempo negate, in un crescendo drammatico segnato da consapevolezza e compassione, custodito fin dall’inizio dalla presenza di una badante straniera, silenziosa e invisibilecome un angelo.

21 e 22 maggio, ore 21.00 – CRT Salone

Te.Ma Produzioni – Oibò son morto

di e con Jacob Olesen, Giovanna Mori

Apparentemente un semplice pezzo di deliziosa comicità: due anime che si ritrovano in un altrove non ben identificato dopoessere morte inaspettatamente, nel pieno della vita. Si incontrano e si amano di puro sentimento, per ovvia assenza di corpo, liberando tutta la loro fantasia affettiva. Ma dietro l’incalzare del ritmo comico traspare una vena dolcemente melanconica, vicina al sentire dei due autori nordici, ArtoPaasilinna e Jan Fridegård, a cui il lavoro s’ispira. Nel loro tenero ritrovarsi, le due anime non esprimono infatti i sentimenti dei morti, ma il desiderio dei vivi: quel bisogno struggente di far durare per sempre le emozioni, di portare con sé, anche dopo la morte, quei frammenti di gioia, spesso nascosti e dimenticati, che hanno reso la vita migliore a noi e agli altri, di poter infine continuare a sentire coloro che rimangono, benedicendo dall’al di là le giornate e i sogni di chi ancora vive nell’al di qua.

23e 24 maggio, ore 21.00 – Teatro PIME

Orto delle Arti – Per quell’acerbo dolore

con Ferruccio Filippazzi, Miriam Gotti, musiche Walter Biella, Emilio Marcel, di Giusy Quarenghi

La storia e il mito dell’antica devozionealla Madonna della Cornabusa, custodita in una grotta remota della Valle Imagna, sopra Bergamo, diventano occasione per un allestimento intenso e coinvolgente su Maria come madre che intercede e protegge, ma soprattutto, in virtù della passione del Figlio, che accoglie il dolore, diventando ricettacolo della sofferenza dei più deboli, del grido di quella parte di umanità destinata nei secoli a soccombere sotto il peso dell’ingiustizia. Una voce collettiva che l’allestimento fa confluire, come una catena di ex voto, in una trama drammaturgica sostenuta da tante piccole storie di sacrifici, di grazie fatte e solo in parte ricevute, di affetti perduti, di figli partiti e mai più tornati,lasciando trasparire la dignità e l’orgoglio di un popolo che, al colmo della disperazione, può anche accettare la volontà di Dio, ma non è disposto a sopportare i soprusi dell’uomo sull’uomo.

25 e 26 maggio, ore 21.00 – Teatro CRT-Salone

I Sacchi di Sabbia – Abram e Isac, sacra rappresentazione in cartoon

con Arianna Benvenuti, Giulia Gallo, Giulia Solano, regia di Giovanni Guerrieri e Giulia Gallo

Con Abrame Isac, sacra rappresentazione in cartoon, la compagnia I Sacchi di Sabbia compie invece una stupefacente acrobazia sulla fonte biblica, trasformando una sacra rappresentazione del Quattrocento in un’animazione che prende vita da unlibro pop up. Nella semplicità di una cornice scenica scandita dal ritmo del tempo (una pila di libretti che si alza e si abbassa) si materializza così, davanti allo spettatore, un delizioso teatrino di carta che, quadro dopo quadro, restituisce la drammatica storia del sacrificio di Isacco in forma di sogno e di fiaba, lasciando a ciò che resta della nostra infanzia il compito dirimanere incantati.

25e 26 maggio, ore 21.00 – Teatro CRT-Salone

Arkadis-  Messa in scena

con Marco Sgarbi, regia di Giulio Costa

Una fulminante performance sul significato e sull’attualità del rituale fondativo della fede cristiana: nello spazio vuotodella scena un attore assembla un rudimentale altare e un ambone, preparandolo per la messa, con la gestualità esperta e abitudinaria di chi ripete quotidianamente le stesse azioni. Solo che, sotto la focale del teatro, ogni movimento e ogni oggetto, decontestualizzati dal loro ambiente originario, si accendono di luce nuova, portando l’attore / prete e lo spettatore / fedele a riflettere sul senso di un rito vissuto troppo spesso superficialmente, dato quasi per scontato, fino al punto di massima intensità, quando, dopo la proclamazione della Parola, l’attore / prete alza per la prima volta gli occhie fissa a lungo il pubblico, con uno sguardo interrogativo e penetrante, carico di domande conturbanti

29maggio, ore 21.00 – Teatro San Paolo

Ariel- La storia di Ruth

con Maria Concetta Gravano, Irina Lorandi, diretto da Alberto Baroni, MauroColombo, Luigi Galli

La storia al femminile di una famiglia divenuta ‘straniera’, che ritrova il senso dell’identità grazie ai valori dell’ascolto e dell’accoglienza. Uno spettacolo che alterna con particolare efficacia azione narrativa e interpretazione testuale: ne scaturisce una sortadi ‘dramma didattico’ che, con l’aiuto prezioso della musica dal vivo, guida con intelligenza lo spettatore dentro le pieghe del libro, mettendone in luce la trama significante, dal tema della solidarietà femminile a quello dell’accoglienza dello straniero, dal valore della fiducia alla determinatezza del coraggio.

30maggio, ore 21.00 – Chiesa di San Carlo al Corso

Secondo Omaggio a David Maria Turoldo avent’anni dalla morte, I volti della povertà

a cura del Teatro Officina, regia di Massimo De Vita

Padre David MariaTuroldo è stata una figura importante dentro molte esistenze individuali edentro la vita di quella comunità che è chiamata Chiesa, e non solo. Non ad una paludata celebrazione abbiamo pensato (David non lo avrebbe sopportato), ma ad un’interrogazione profonda; lontani quindi da ogni compiacimento nostalgico,abbiamo cercato di andare al cuore del messaggio turoldiano. I poveri, vero popolo di Dio, Sua profezia: a partire da questa centralità abbiamo cercato ponti, legami, rimandi, analogie con altri testimoni del nostro tempo, che sui bisognosi hanno fondato la loro vocazione, la loro missione: Alex Zanotelli, Angelo Casati, Tonino Bello, Luigi Ciotti, Virginio Colmegna. Lo spettacolo, raccogliendo materiali poetici e di prosa, punta dritto sul nostro “tempo malato” e sulla necessità di farci “prossimo” verso gli ultimi, e verso gli stranieri innanzitutto, questi “nuovi” fratelli che, soffrendo “la ferocia deinumeri”, vivono il massimo della disperazione e il massimo della speranza.