mercoledì 18 aprile al Teatro Biblioteca Quarticciolo il teatro e natura di Lorenza Zambon


L’esperienza dell’incontro con “la natura” può portarci, (sì, proprio noi, adesso) ad un’esperienza del “sacro”?
Di che “sacro” stiamo parlando?
Ci sono luoghi che sono come porte. Quali sono questi luoghi per noi, persone in scena? E per voi?
Noi siamo la specie più importante dell’universo?
Cosa hanno a che fare sacro e selvatico?
Hanno pratiche comuni? Ascoltare, comunicare oltre ai confini fra le specie, ringraziare? Esultare?
Dov’è il giardino? E il giardiniere?
Il tempo è breve. Ci permettete di farvi un regalo?

Radice del progetto è l’incontro fra Lorenza Zambon (attrice-giardiniera che esplora da tempo la relazione fra teatro e natura) e un gruppo di giovani artiste aggregatosi all’interno del laboratorio “Coltivando il nostro giardino”, Roma gennaio –aprile 2010; esperienza forte tanto da produrre un gruppo che intende proseguire nella ricerca di un teatro “fuori dai teatri”, in senso fisico ma soprattutto poetico ed etico, volto a propiziare la comprensione, non solo razionale, di punti di fuoco su cui si possa basare un nuovo e più responsabile pensiero/sentimento della natura, senza temere di spingersi verso la ricerca spirituale che il contatto profondo con “la natura” implica inevitabilmente.

Il testo: drammaturgia originale di Lorenza Zambon basata su un lavoro di ricerca comune che ha preso le mosse dall’ esperienza personale delle artiste coinvolte, si è sviluppato sperimentando l’andare in natura, il fare anima di paesaggio, il coltivare i luoghi e, soprattutto, condividendo la pratica meditativa del giardinaggio; si è poi rafforzato e strutturato grazie alle suggestioni , ai riscontri e ai confronti con le opere di autori che hanno indagato la relazione con la natura in ambiti molto diversi quali Gary Snyder, Raimon Panikkar, Fritjof Capra, Pia Pera, Giuseppe Barbera, Ernesto e Adriana Giorgetti, Matteo Meschiari.
La creazione de “Il giardino sacro” si avvale inoltre della preziosa collaborazione di Carlo Actis Dato, grande e appassionato musicista, compositore ed esecutore dal vivo delle musiche.

La forma: questo è un teatro in cui interpreti e pubblico si guardano negli occhi.
“Il giardino sacro” non prevede una scenografia ma piuttosto un’installazione vegetale vivente: un orto-giardino temporaneo realizzato con supporti ottenuti con materiali poveri e di riciclo (cassette di plastica da vendemmia o da raccolta di olive, bottiglie, ecc.); uno spazio amichevole e conviviale in cui attrici e pubblico possono condividere con semplicità e divertimento un’esperienza comune e contemporaneamente un piccolo paradigma replicabile di orto metropolitano “del terzo millennio” trasportabile e realizzabile ovunque.

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